Le descrizioni nella storia
(per gentile concessione dell'Archivio di Stato di Genova)
La mappa del Vinzoni – forse perché rimasto fissato nel suo ricordo – riproponeva l’andamento a tornanti che caratterizzava il sentiero a salire poco dopo il nucleo di case del ‘Pellegrino’ fino alla località oggi detta del ‘Belvedere’. Percorso contraddistinto dal cosiddetto ‘rissêu lungo’, ovvero ciottolato-lungo, e da un ambiente boschivo ricco di elementi naturali, di lecci, castagni e ginestre. Da qui i tornanti, detti ‘giote’, si facevano più evidenti e permettevano di arrivare a valicare il dislivello della montagna.
Ad una curva di questi tornanti si trovava, e si trova tutt’oggi, ‘o setto di prèi’, ossia ‘il sedile dei preti’, un manufatto di pietre disposte ad arco, sul quale nel passato erano soliti andarsi a sedere i rappresentanti del clero del santuario per assistere agli spettacoli dei fuochi pirotecnici, in occasione delle feste patronali di luglio.
Superati i tornanti il sentiero porta alla località detta ‘Vignanova’, dove il percorso perde la vista del mare, fino ad arrivare ad un terzo rudere. Da qui il camminamento a gradoni sale fino alla cappella di Sant’Anna e alla scalinata che porta ai piedi del piazzale del santuario.
Una tra le più affascinanti e puntuali descrizioni del sentiero e della salita a Montallegro rimane quella fatta alla fine dell’Ottocento dal sacerdote Stefano Cuneo, canonico preposito della chiesa ex collegiata di Santo Stefano di Rapallo. La riproponiamo qui, quasi integralmente, come a voler percorrere con l’immaginazione – ad oltre un secolo di distanza – la salita al santuario mariano:
Due strade si dipartono da Rapallo: una a oriente, dalla crosa delle monache agostiniane: l’altra, a tramontana, del piazzale della chiesa di San Francesco, la quale correndo a fianco della villa Pessagno, riesce non altrimenti che l’altra, sulla piazzetta della Cappella di San Bartolomeo: là su quel crocicchio le gemine strade s’affrontano in una […]
Lasciata addietro la Cappella di San Bartolomeo, svolto a manca, e seguo la strada commoda e selciata che mi si para dinanzi. Questa strada, per circa mezz’ora, si avanza per entro a ville imboschite di viti e di frondeggianti ulivi. Quindi lasciati i culti esce fuori all’aperto e comincia a serpeggiare in giravolte sulla schiena del monte. Questa postura ove cominciano le gioconde prospettive, si chiama Valleggio. Qui non si può ire innanzi senza soffermarsi tratto tratto e volgere lo sguardo a contemplare il sottoposto golfo Tigulio e la città di Rapallo che si specchia nell’azzurra marina.
Quella splendida e bella collina, che ci sorride agli occhi, e che è la prima ad essere indorata dai raggi del sole, è la parrocchia di Sant’Ambrogio della Costa rinomata pe’ suoi frutteti, per le sue viti e pe’ suoi uliveti. I paesaggisti spesso salgono sul piazzale di quel belvedere a disegnare Rapallo e i suoi dintorni.
Volgendo lo sguardo dalla parte di occidente, si vede la ferace pianura di sant’Anna, messa a campi e a prati, circondata da colline e da poggi, ove nei tempi addietro fiorivano eccellenti pomieri […]
Quando si giunge alla prima casetta, ovvero al ciottolato-lungo, il monte piglia un aspetto agreste e severo. L’aria sottile e vivace ringagliardisce lo spirito, e dà lena a salire.
Ora la strada si distende larga, spaziosa, fiancheggiata da querce secolari protendenti ombra ospitale colle loro chiome: a sinistra boschi di castagni: a destra selvatichezze, boscaglie di pini e dirupi. Dappertutto l’aria impregnata delle fragranze di piante aromatiche, di ginestre, delizie alla musa del Leopardi.
Dopo il ciottolato-lungo l’ertezza si fa maggiore: la strada in tortuosi giri s’avvolge: l’orizzonte s’ingrandisce: il mare aperto, spazzato. Qui bei colpi d’occhio si presentano al pellegrino, da qualunque parte egli volga lo sguardo.
Dopo un’ora e più di cammino si perviene a Vignanova. Qui la strada s’appiana dolcemente: si perde la vista del mare che riapparirà fra poco. Questa profonda valle, che si ha dinanzi, è formata dal monte Leto, e dal monte Balista. […] Il paesello che da quelle gore si distende su fino al giogo della Crocetta, è la parrocchia di Monti colla sua strada carrozzabile per alla volta del santuario di Montallegro quando sarà del tutto condotta a fine. […]
Dopo breve sosta a Vignanova si ripiglia il cammino, e dopo dieci minuti si ha dinanzi la rampa di Sant’Anna da vaghi lecci ombreggiata. Salita questa ertezza, alla perfine si giunge sul piazzale di Montallegro, ch’è per sé stesso un belvedere. […]
Il pellegrino, nel mettere i piè su questo monte, rimane stupefatto dal grandioso orizzonte, dall’incanto che gli schiude dinanzi il golfo di Rapallo. E’ non sa spiccarsi da questi prospetti la cui bellezza vince ogni parola…
L’importanza nella storia fino ad oggi
Col passare del tempo il sentiero assunse un’importanza e una notorietà che andava ben oltre i confini del capitaneato e delle numerose parrocchie che avevano ufficialmente riconosciuto come patrona la madonna di Montallegro. Questa evidenza è dimostrata, oltreché dalle numerose testimonianze scritte, anche da una mappa realizzata nel 1725 dal cartografo Matteo Vinzoni, figlio d’arte e autore di numerose mappe geografiche e topografiche commissionate dalla Repubblica di Genova. Il pregevole documento mostra con insolita cura di dettagli il territorio del capitaneato di Rapallo e la podestaria di Neirone e Roccatagliata (l’attuale alta Val Fontanabuona) con i rispettivi confini. Nella mappa si possono facilmente individuare le ville (oggi frazioni) di Rapallo, a dire il vero con qualche errore evidente di posizionamento, ma soprattutto, con linee color giallo ocra piuttosto marcate, il sentiero che dall’abitato di Rapallo portava a Montallegro, segno evidente dell’importanza che quel percorso aveva negli anni in cui fu realizzato il prezioso disegno.
Alla fine dell’Ottocento l’amministrazione comunale diede inizio e portò a compimento diversi tratti carrozzabili che in parte riprendevano il vecchio tracciato della strada della Madonna, che dal centro abitato giungeva a Montallegro attraverso la frazione di San Maurizio di Monti. I lavori furono portati a termine solo alla fine degli anni Venti del Novecento e il 15 maggio 1932 la prima automobile giunse a Montallegro percorrendo la strada carrozzabile.
Negli stessi anni, per iniziativa privata e con la sovvenzione del Comune di Rapallo, veniva costruita la funivia che, sovrastando in molti punti il tracciato del sentiero, collegava il centro abitato al santuario. La prima corsa partì il 29 agosto 1934 e da quel giorno in pochi minuti i cittadini di Rapallo, i fedeli diretti al santuario e gli escursionisti avrebbero potuto agevolmente raggiungere Montallegro.
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